Castelfranco Veneto, nonostante godesse di statuti e amministrazione autonoma, rimase sempre legata a Treviso e ne condivise le sorti; nel 1339 si affidò alla Repubblica di Venezia. Come Treviso, fu tra le provincie "fedelissime" alla Serenissima, che a sua volta la favorì proteggendo le istituzioni e incoraggiando ogni iniziativa economica e culturale.

Dal 1338 –scrive Alvise Semenzi- fu dalla Repubblica Veneta riconosciuta la nobiltà di Castelfranco. Alla metà del Settecento il livello culturale del piccolo centro era elevato e ben rappresentato in tutti i campi della scienza e dell’arte. E’ da un sodalizio di questi nobili e intellettuali che, negli anni quaranta, a Castelfranco prende l’avvio una vita teatrale organizzata.
Le premesse per la costruzione di un teatro stabile maturano nel secolo successivo grazie alla intensa attività svolta dal conte Jacopo Riccati e dai suoi 3 figli, animatori di un’Accademia scientifica nota anche fuori dei confini regionali.
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Nel 1745 l’Architetto Francesco Maria Preti, cui era stato affidato il compito di progettare la fabbrica, aveva già pronti i disegni ma, prima di passare ad una fase operativa, bisognò attendere ancora a lungo. Solo nel 1754 la richiesta avanzata dal conte Michiel Lazari fu accolta dal senato veneto. Sempre nel ’54, con il contributo finanziario di 21 famiglie locali fu quindi possibile avviare la costruzione dell’edificio che venne aperto al pubblico una prima volta nel carnevale del 1758.
Secondo l’Arrigoni l’inaugurazione ufficiale del nuovo teatro avvenne con una sfarzosa e solenne rappresentazione sostenuta da cavalieri e dame del patriziato veneto. Tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo gli eventi politici soffocarono la vitalità dell’Accademia Riccatiana la quale venne soppiantata anche nella proprietà del teatro da una nuova associazione. Dopo un’ultima riunione, i comproprietari del teatro, che il 27 aprile 1844 si erano costituiti in società, decisero di adibire la sala alla rappresentazione di spettacoli musicali.
L’edificio fu sottoposto ad una serie di interventi, primo fra tutti la costruzione dell’atrio e della facciata già progettata dal Preti ed eseguita soltanto nel 1853 dall’Ingegnere Antonio Barea.
Il modo di intendere "il restauro del vecchio teatro" non mancò di suscitare contrasti tra i soci che si divisero in due opposte fazioni, i "Conservatori dell’antico" e i "moderni Rinnovatori".
Il partito dei Rinnovatori, capeggiato dal conte Francesco Revedin, presidente del teatro e sindaco di Castelfranco, ebbe alfine mano libera. Questa operazione, secondo alcuni esperti, avrebbe irrimediabilmente compromesso il carattere settecentesco dell’edificio.

Una temporanea sospensione dei lavori provocata dai Rinnovatori che, a quanto riportato, nel frattempo si erano pentiti "del disfacimento dell’interno", non valse a scongiurare ulteriori modifiche. Nell’ottobre del 1858 il teatro accademico, completamente rimesso a nuovo, si presentò al pubblico con un classico del repertorio melodrammatico, inaugurando così un fortunato ciclo di rappresentazioni durato fino all’annessione del Veneto all’Italia.
Dopo il 1866 però, il livello qualitativo degli spettacoli subì un rapido calo tanto da determinare, nel 1910, la chiusura della sala che, nel periodo compreso tra le due Guerre, fu lasciata in uno stato di totale abbandono.

E’ rimasto ben poco dell’antica architettura; gli innumerevoli restauri e le varie funzioni assegnate all’Accademico in tempi diversi, non potevano avere riflessi sulla struttura del teatro la quale venne sottoposta ad una serie di interventi che ne alterarono la fisionomia originaria.
L’operazione ebbe inizio nell’anno 1853, su progetto dell’ingegnere Antonio Barea, "rispettoso –come qualcuno scrisse- dell’idea del Preti". Con la costruzione dell’atrio e della facciata progettata a suo tempo dall’Architetto "rispettoso", ma non abbastanza visto che la realizzazione dell’opera in fase esecutiva si distaccò non poco da quella del Preti.

Perché fosse possibile restituirlo alle antiche funzioni si dovette attendere il 1975. Il teatro, restaurato su progetto dell’Architetto Angelo Scattolin di Venezia, dopo essere stato ceduto al Comune di Castelfranco Veneto dalla società del teatro per la simbolica somma di 101.000 lire, fu di nuovo in grado di ospitare convegni, congressi, spettacoli di prosa, musica e danza".
 

Spaccato Assonometrico

Il loggione laterale

L'interno del Teatro verso i palchetti
Il corridoio d'ingresso Particolare del soffitto sopra la platea
Fregio esterno al Teatro Fregio esterno al Teatro
Fregio esterno al Teatro Fregio esterno al Teatro